Le resine epossidiche hanno una storia che risale agli anni ’30, quando furono inventate per la prima volta da un gruppo di chimici svizzeri.
È il 1907, quando Leo Hendrik Baekeland inventa la prima resina sintetica, ovvero la Bakelite. Alla ricerca di un sostituto per la gommalacca, diede così vita alla prima resina ad uso industriale
Le resine epossidiche più utilizzate sono ottenute a partire da bisfenolo A ed epicloridrina. Facendo reagire queste due sostanze in condizioni standard, si ottengono degli oligomeri ciascuno contenente un anello epossidico. La reticolazione avviene tramite l’uso di ammine per reazione con gli anelli epossidici.
La resina si può applicare su qualsiasi materiale. Nei materiali come il silicone, possiamo effettuare la colata senza nessuna ulteriore procedura, in quanto il silicone è uno dei pochi materiali (assieme al Plexiglass e composti di polietilene) che non si attacca alla resina.
Fra le resine sintetiche più comuni citiamo le resine fenoliche, le resine acriliche, le resine epossidiche, le resine poliestere insature (UPR, Unsaturated Polyester Resin), le resine vinilestere (VE), le resine termoplastiche, le resine termoindurenti e gli
elastomeri.
La resina epossidica è rinomata per la sua eccezionale durezza e resistenza, ciò la rende ideale per una moltitudine di applicazioni, dall’artigianato all’industria. Ad esempio i pavimenti in resina epossidica offrono un’elevata resistenza all’usura, alla corrosione, all’abrasione senza subire alcun tipo di danno.
La temperatura ideale per lavorare con la resina epossidica è compresa tra 20 e 25°C. La resina odia l’acqua.
Cos’è la resina minerale?
Sono dei polimeri termoindurenti bicomponenti con reazione a freddo utilizzati per realizzare oggetti, gioielli piccole opere artistiche e complementi d’arredo